10 Gennaio 2019 – CDS. Il Consiglio di Stato ha rimesso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea le questioni riguardanti i modelli organizzativi delle stazioni appaltanti e dei soggetti aggiudicatori. Infatti, il massimo organo di giustizia amministrativa ha preso in esame l’art. 33, comma 3-bis, d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163, paventando una limitazione dell’autonomia dei comuni nell’affidamento ad una centrale di committenza a due soli modelli organizzativi quali l’unione dei comuni se già esistente ovvero il consorzio tra comuni da costituire. Poi, in merito ai modelli organizzativi, il Consiglio di Stato si interroga se vengano violati i principi di libera circolazione dei servizi e di massima apertura della concorrenza nell’ambito degli appalti pubblici di servizi. Infine, se osta al diritto comunitario e, in particolare, ai principi di libera circolazione dei servizi e di massima apertura della concorrenza nell’ambito degli appalti pubblici di servizi, una norma nazionale, come l’art. 33, comma 3bis, che, ove interpretato nel senso di consentire ai consorzi di comuni che siano centrali di committenza di operare in un territorio corrispondente a quello dei comuni aderenti unitariamente considerato, e, dunque, al massimo, all’ambito provinciale, limita l’ambito di operatività delle predette centrali di committenza.